1. |
Nido Di Celophane
02:41
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NIDO DI CELLOPHANE
E’ una suola di gomma stridente sull’ asfalto
In bocca il sapore di piombo riversato nel cielo
Un gravante respiro. Esile, affannato, rumoroso
Un inferno fatto di sguardi
Ridotto a un groviglio di nervi scoperti
Su un pavimento di cocci, lame e chiodi
Ogni/minima alterazione dell’instabile interno è freddo acciaio che brucia su ogni costola Nido/prigione di Cellophane
Trafitto dai raggi di un sole pigro e freddo
Rumore bianco
E la spasmodica angoscia dell’infinito
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2. |
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QUELLA VOLTA CHE ABBIAMO PERSO
Il suono schioccante di lingue ingenue
E’ come un colpo di flagello sulla schiena
Che spesso mi costringe a ritornare indietro
A quella volta che abbiamo ancora perso
Senza nemmeno rendercene conto
Ad ogni mostro della loro sacra scuola
Corrispondeva una liturgia di fallimenti e di sconfitte
Il suono metallico delle corde vocali squillanti mi richiama all’ordine
E’ cosi generico nei suoi vuoti/futili proclami di vittoria
E impasta muri sempre più alti di bile e di sarcasmo
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3. |
Circostanze
02:30
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CIRCOSTANZE
Le circostanze massacrano gli impulsi spontanei Da sempre impassibili alle più immonde abitudini Riduciamo a punture di zanzare moleste
Gli sguardi penetranti la pochezza degli animi Risposte ripetute nei tempi immemori
Nei parti notturni e nelle convulsioni eterne
Gesti stizziti a spazzare via ogni colpa
L’amor proprio in ostaggio
Stupiti dai minuziosi dettagli di ogni minuscolo ricatto Meccanici e tediosi
Ma pur sempre intrattenuti
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4. |
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DELLA PROPRIA MISERIA COMPLICI
Senso d’orientamento annientato da un fatale girotondo Restano canzonette al cianuro
Per giullari del disprezzo a una corte matrigna
E i compagni della propria miseria complici
Essere un disadattato ti rende accattivante agli occhi altrui Solo ed esclusivamente se non lo sei davvero
Mi sforzo d’ osservare mondi coesistenti e tristemente distanti Incastrato la dove convergono l’ostile e l’ingenuo
Mentre occhiate aliene restano/rimangono impigliate
Al nero disilluso dei tuoi vestiti
Tra le linee grezze di quei tatuaggi che ormai hanno tutti
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5. |
Questione Di Tempo
02:32
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QUESTIONE DI TEMPO
Con quella sua corona di cocci aguzzi
E Il corpo ricoperto di lussuosi stracci
E’ il sovrano del suo arido impero
Vittima/Suddito del vuoto che egli stesso ha creato Un’espressione drogata e bovina
Gli solca e deforma il volto
Mentre lenti a saracinesca nascondono pupille spente e dilatate Siede su un trono di tappi di bottiglia
Gli arti conserti, giudici e inerti
E con incredulo clamore osserva
Lo sgretolarsi del terreno sotto ai piedi
Era solo una questione di tempo
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6. |
Lo Sfregio Del Colosso
01:46
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LO SFREGIO DEL COLOSSO
La mano stringe schegge lucenti di vita
Con cura le affila in un buio desolato
La sua gemella è stanca di brandire pugni di mosche
Sfregi ai lucchetti e sorrisi colorati su un monolitico colosso di cemento Pugni di mosche...rabbiosi ed agitati in segno di minaccia
L’inizio del contagio, radiante vendetta
Il passaggio da corpo estraneo alla vera ricchezza
Un percorso lungo e mai terminato
La volontà di radici affamate
La ricerca di spazio
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7. |
Caustica Esistenza
01:52
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CAUSTICA ESISTENZA
Fischia dolorante fra i denti
Il gelo di un caustica esistenza
Corrode e ribalta lenti
Gli angoli estremi dei nostri sorrisi
Disidrata, allinea, marchia, purifica scomodo
Con retrogusto amaro e asettico sottolinea i dislivelli Sui canyon delle incertezze
Il distacco dalla quasi-vita avvalora i nostri silenzi
Porta a galla le vere incertezze, l’essenza del sincero Sblocca i nostri respiri
Li rende profondi
Seleziona con cura le gioie mai vane
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8. |
Scenario Xerox
02:52
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SCENARIO XEROX
Le fotocopiatrici stanche propagano il verbo, sgranano ombre Offuscano i contorni
L’inchiostro esonda e sbiadisce, cola dai bordi
Quei dettagli forse un tempo ritenuti vitali?
Svaniti in un oblio
Inghiottiti dai macchinari, quei macchinari... Scenario Xerox: sa di già visto, di memoria rimossa Che riaffiora nel generale imbarazzo
E in fondo già si sapeva
O quantomeno già si intuiva
Tra le macerie di un fu-pensiero a lungo termine Tutto è apparentemente quieto e lineare
Fino all’arrivo del fango
Non trattenuto da argini mnemonici azzerati Come in una battuta che ci si ostina a recitare
Un sempre col retrogusto di ghiaia
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9. |
Mimesi
03:08
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MIMESI
Mono-dimensionalità di un sentimento presunto
Dei pensieri mal digeriti in blocco
Dei dirupi affacciati a strapiombo sui freddi oceani del melodramma
E’ la mimesi, della mimesi, della mimesi…
Fatta di immaginari artificiali da abbracciare, reputazioni da difendere con unghie e denti
Di discorsi intrapresi con i nostri carcerieri
Per convincerci che in fondo non siano poi tali
Per convincere noi stupidi e comuni mortali
Tra i riflessi incondizionati
E gli affetti funzionali di giocattoli buttati
Di una fine che non è mai la fine
E’ come un nastro bloccato nell’eterno uguale
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