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Liturgie Di Fallimenti E Sconfitte

by LEISFA

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1.
NIDO DI CELLOPHANE E’ una suola di gomma stridente sull’ asfalto In bocca il sapore di piombo riversato nel cielo Un gravante respiro. Esile, affannato, rumoroso Un inferno fatto di sguardi Ridotto a un groviglio di nervi scoperti Su un pavimento di cocci, lame e chiodi Ogni/minima alterazione dell’instabile interno è freddo acciaio che brucia su ogni costola Nido/prigione di Cellophane Trafitto dai raggi di un sole pigro e freddo Rumore bianco E la spasmodica angoscia dell’infinito
2.
QUELLA VOLTA CHE ABBIAMO PERSO Il suono schioccante di lingue ingenue E’ come un colpo di flagello sulla schiena Che spesso mi costringe a ritornare indietro A quella volta che abbiamo ancora perso Senza nemmeno rendercene conto Ad ogni mostro della loro sacra scuola Corrispondeva una liturgia di fallimenti e di sconfitte Il suono metallico delle corde vocali squillanti mi richiama all’ordine E’ cosi generico nei suoi vuoti/futili proclami di vittoria E impasta muri sempre più alti di bile e di sarcasmo
3.
Circostanze 02:30
CIRCOSTANZE Le circostanze massacrano gli impulsi spontanei Da sempre impassibili alle più immonde abitudini Riduciamo a punture di zanzare moleste Gli sguardi penetranti la pochezza degli animi Risposte ripetute nei tempi immemori Nei parti notturni e nelle convulsioni eterne Gesti stizziti a spazzare via ogni colpa L’amor proprio in ostaggio Stupiti dai minuziosi dettagli di ogni minuscolo ricatto Meccanici e tediosi Ma pur sempre intrattenuti
4.
DELLA PROPRIA MISERIA COMPLICI Senso d’orientamento annientato da un fatale girotondo Restano canzonette al cianuro Per giullari del disprezzo a una corte matrigna E i compagni della propria miseria complici Essere un disadattato ti rende accattivante agli occhi altrui Solo ed esclusivamente se non lo sei davvero Mi sforzo d’ osservare mondi coesistenti e tristemente distanti Incastrato la dove convergono l’ostile e l’ingenuo Mentre occhiate aliene restano/rimangono impigliate Al nero disilluso dei tuoi vestiti Tra le linee grezze di quei tatuaggi che ormai hanno tutti
5.
QUESTIONE DI TEMPO Con quella sua corona di cocci aguzzi E Il corpo ricoperto di lussuosi stracci E’ il sovrano del suo arido impero Vittima/Suddito del vuoto che egli stesso ha creato Un’espressione drogata e bovina Gli solca e deforma il volto Mentre lenti a saracinesca nascondono pupille spente e dilatate Siede su un trono di tappi di bottiglia Gli arti conserti, giudici e inerti E con incredulo clamore osserva Lo sgretolarsi del terreno sotto ai piedi Era solo una questione di tempo
6.
LO SFREGIO DEL COLOSSO La mano stringe schegge lucenti di vita Con cura le affila in un buio desolato La sua gemella è stanca di brandire pugni di mosche Sfregi ai lucchetti e sorrisi colorati su un monolitico colosso di cemento Pugni di mosche...rabbiosi ed agitati in segno di minaccia L’inizio del contagio, radiante vendetta Il passaggio da corpo estraneo alla vera ricchezza Un percorso lungo e mai terminato La volontà di radici affamate La ricerca di spazio
7.
CAUSTICA ESISTENZA Fischia dolorante fra i denti Il gelo di un caustica esistenza Corrode e ribalta lenti Gli angoli estremi dei nostri sorrisi Disidrata, allinea, marchia, purifica scomodo Con retrogusto amaro e asettico sottolinea i dislivelli Sui canyon delle incertezze Il distacco dalla quasi-vita avvalora i nostri silenzi Porta a galla le vere incertezze, l’essenza del sincero Sblocca i nostri respiri Li rende profondi Seleziona con cura le gioie mai vane
8.
SCENARIO XEROX Le fotocopiatrici stanche propagano il verbo, sgranano ombre Offuscano i contorni L’inchiostro esonda e sbiadisce, cola dai bordi Quei dettagli forse un tempo ritenuti vitali? Svaniti in un oblio Inghiottiti dai macchinari, quei macchinari... Scenario Xerox: sa di già visto, di memoria rimossa Che riaffiora nel generale imbarazzo E in fondo già si sapeva O quantomeno già si intuiva Tra le macerie di un fu-pensiero a lungo termine Tutto è apparentemente quieto e lineare Fino all’arrivo del fango Non trattenuto da argini mnemonici azzerati Come in una battuta che ci si ostina a recitare Un sempre col retrogusto di ghiaia
9.
Mimesi 03:08
MIMESI Mono-dimensionalità di un sentimento presunto Dei pensieri mal digeriti in blocco Dei dirupi affacciati a strapiombo sui freddi oceani del melodramma E’ la mimesi, della mimesi, della mimesi… Fatta di immaginari artificiali da abbracciare, reputazioni da difendere con unghie e denti Di discorsi intrapresi con i nostri carcerieri Per convincerci che in fondo non siano poi tali Per convincere noi stupidi e comuni mortali Tra i riflessi incondizionati E gli affetti funzionali di giocattoli buttati Di una fine che non è mai la fine E’ come un nastro bloccato nell’eterno uguale

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released June 1, 2017

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